Basta un poco di zucchero…

Ci sono cose che per la loro stessa natura risultano essere decisamente brutte, odiose o sgradevoli. Quando, per varie ragioni, è impossibile cambiarle o migliorarle nella sostanza, la comunicazione intervenendo sulla “facciata” riesce talvolta a compiere autentici miracoli, ad “edulcorarle” cioè, al fine di renderle più gradite o sopportabili da mandar giù (Mary Poppins docet).
Sin dalla notte dei tempi si fa abile ricorso agli eufemismi o a termini esotici (come gli anglicismi). Ogni buon comunicatore ne fa uso sapiente ed opportuno (persuasive copywriting, ad esempio). Però pure il mondo politico per tali pratiche non è secondo a nessuno.
Tra i termini del nostro vocabolario ritoccati dal “make-up” di cui sopra, ad esempio, c’è il celebre “netturbino” divenuto poi “operatore ecologico”.
Ma è di questi ultimi anni il caso più clamoroso e sfacciato: il “caporalato” si è trasformato in “staff leasing“, anche se in pratica pare si tratti sempre della stessa cosa. Come dire: il trucco c’è e si vede pure!

Pubblicato da marketingpark

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8 pensieri riguardo “Basta un poco di zucchero…

  1. Il pezzo che citi ha un modo di spiegare le cose leggerissimamente di parte.Staff leasing e Job on call sono nati per fornire alle aziende (anche quelle agricole) mano d’opera specializzata (e non basso profilo, per quello ci sono le cooperative).Per assurdo hanno maggiori diritti degli interinali, sono infatti assunti a tempo pieno dalle aziende che poi li “affittano”. Infatti le due forme non hanno avuto alcun successo.Se mi permetti un conto è essere assunti e poi inviati in missione, un conto è che passi uno al bar la mattina col furgone, decida chi portare a lavorare e poi dalla giornata delle persone voglia pure la tangente.Ricordo che chi entra con contratti derivanti dalla c.d. “Biagi” ha un trattamento economico pari a quello contrattuale. E alle aziende costa di più visto che pagano il servizio alle agenzie per il lavoro.Il tipo del sindacato poi mi dovrebbe spiegare come le aziende agricole possano affrontare di non usare personale temporaneo (il problema è proprio la poca flessibilità che li fa usare in nero) nei periodi di punta come la raccolta.Anzi, l’hanno affrontato, meccanizzando sempre più la raccolta. Risolto il problema delle maestranze precarie.

  2. Ho ascoltato in tv, di recente, alcune testimonianze di persone che da tempo vengono utilizzate in quel modo lì ed in settori vari (autotrasporto di mezzi pubblici, commercio/gdo, pulizie). Pare che contratti come job on call e staff leasing siano diffusi soprattutto in zone depresse, con alta disoccupazione e quindi con poche chance di lavoro. Essi consentono alle agenzie di trattenere una fetta sostanziosa da quanto realmente pagato dall’azienda (come il caporalato, insomma) e così al lavoratore viene girato un compenso minimo (tipo: l’azienda paga 10 all’agenzia la quale, a sua volta, gira 4 al lavoratore). Il malcontento, ovviamente è alle stelle. Il lavoratore non può ammalarsi ed ha poco da protestare perchè, se lo facesse, rischierebbe pure di non lavorare più per quell’agenzia già a partire dal giorno dopo, perchè ogni contratto ha durata di poche ore ed il suo rinnovo è discrezionale.In Franciacorta, nel Bresciano quindi dove il lavoro abbonda e c’è poco da ricattare, ogni anno le aziende viticultrici si affidano alle agenzie interinali per assumere a tempo determinato le persone necessarie alla vendemmia. Solitamente sono giovani, studenti universitari. Per informazione diretta e da quanto si apprende dai numerosi annunci pubblicati sui quotidiani locali, trattasi di contratti a termine (il tempo necessario alla raccolta) che prevedono malattia, tfr, maturazione di quei 2 giorni di ferie che vengono poi pagati in busta etc.Se i viticultori applicassero altri miserevoli contratti (tipo quelli sopra citati) stai certo che si ritroverebbero l’uva a marcire nei campi senza nessuno a racoglierla.Anche i locali pubblici estivi ed il settore turismo ricorrono ad “assunzioni a tempo di serie A” per coprire le necessità stagionali, ci mancherebbe altro.

  3. La prima parte (anche per i settori che copre) personalmente mi pare più da cooperativa (come dicevo io) che da agenzia per il lavoro.Il trucco è che la cooperativa non applica al “socio” il contratto nazionale di lavoro.Da quanto soci sono parecchie cooperative schiaviste nel settore logistica anche in Lombardia.Ma il mondo cooperativo come regole è intoccabile, anche quando dimostra chiaramente di non applicare lo spirito per cui è nato.E farlo passare sotto la c.d. “Biagi” fa naturalmente comodo a qualcuno.

  4. Sul mondo delle cooperative (regole, privilegi etc.) hai certamente ragione.Nei servizi tv a cui facevo riferimento io si trattava di 2-3 tra i più noti nomi del settore interinale. La Biagi ha moltiplicato le tipologie di contratti ed alcuni, particolarmente sfavorevoli (devi ammetterlo), vengono applicati a seconda della zona geografica dove si opera. Qui a Brescia mi risulta che le cose vadano piuttosto bene, per ora, anche per chi vuol mettere via solo un gruzzolo per farci poi le vacanze.

  5. Ammetto l’ignoranza non ho mai studiato approfonditamente job on call e staff leasing.Quindi non so che garanzie abbiano.E non ho visto cose in TV di quel tipo. Anche se sono sospettoso di natura su quelle cose.Resta il fatto che la Biagi è stata l’arma per scardinare il sistema dei call center, quindi così sfavorevole non credo sia.E a sanare le storture i primi a tenerci sono gli imprenditori onesti, che si creda o no.Ma credi davvero che per fare qualità e partecipazione si possa fregarsene dei collaboratori?Io ho smesso di usare certe agenzie del lavoro perché avevo saputo che non erano regolari nei pagamenti, se uno lavora da me (anche come stagionale) deve farlo essendo regolarmente pagato. Se no come posso chiedergli di impegnarsi?

  6. Tu scrivi:”Ma credi davvero che per fare qualità e partecipazione si possa fregarsene dei collaboratori?Io ho smesso di usare certe agenzie del lavoro perché avevo saputo che non erano regolari nei pagamenti, se uno lavora da me (anche come stagionale) deve farlo essendo regolarmente pagato. Se no come posso chiedergli di impegnarsi?”.Non avevo dubbi in merito. Certe cose le comprendono meglio solo le generazioni di imprenditori di un tempo. Non sto però dicendo che sei vecchio 🙂

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