Nell’era della Comunicazione Globale è diventato molto più complicato (se non impossibile) mantenere segreti a lungo vizi privati e stili di vita discutibili.
Per i personaggi pubblici, si sa, l’emersione di uno scandalo può stroncare carriere, spaccare famiglie, ridurre in miseria.
Rispetto un tempo, poi, oggi capita che per ogni soggetto caduto in disgrazia equivalga una moltitudine collaterale di personaggi che invece riesce a conquistarsi qualche giorno di imprevista celebrità (fatta di interviste, apparizioni televisive e, talvolta, pure qualche contratto), un “indotto trash”, per così dire.
Appena lo scoop accenna a sgonfiarsi, l’attenzione ritorna sul malcapitato di turno, il quale si gioverà (certamente) delle efficaci ma prevedibili azioni di un “crisis manager”, per raggiungere almeno una parziale riabilitazione dell’immagine perduta.
Ecco che viene puntualmente avviata quella che io definisco la “human wash machine” fatta di tappe obbligate e talvolta dolorose. Ad ogni latitudine corrisponde solitamente un iter, una sorta di “geomarketing” del vip.
Ad esempio, negli States, pare, la tappa principale è l’obiettivo della fotografa più quotata, a cui seguirà la cover sul magazine popolare, l’intervista con l’immancabile mea culpa (che racimola sempre consensi) e, perchè no, una puntata del talk show per eccellenza.
Gli sponsor ritornano e…vissero tutti felici e contenti!
Filed under: comunicazione, crisis management, immagine, media, pr, sponsor, vip
Latest comments