“E’ la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente. Niente!” *



(frase-simbolo che Humphrey Bogart, nei panni del giornalista Ed Hutchinson, pronunciava nel film “L’ultima minaccia” (1952), diretto da Richard Brooks sul tema della libertà di stampa).

Otto anni fa Franco Zanetti (con me nella foto, che ringrazio per il materiale e la cortese disponibilità offertami), eccellente giornalista nonché direttore della testata specializzata Rockol.it, orchestrò una “news burla” che diede uno scossone al sancta sanctorum dell’informazione musicale italiana. La notizia riguardava l’uscita imminente de “L’asola”, un nuovo album dell’intangibile Lucio Battisti che, una volta diffusa (con tanto d’immagine di copertina, credibile perché in linea con quelle dei dischi dell’ultimo Battisti), fece in poche ore il giro delle redazioni. Ci cascarono in tanti, tra i più autorevoli nomi del giornalismo di settore all’epoca in forze alle principali testate italiane. Lo scherzo (svelato poi il 1° Aprile 1998) mise in luce un aspetto poco confortante sul modus operandi di molti professionisti dell’informazione che, talvolta, riportano notizie senza verificarne le fonti né la veridicità.
Qui di seguito il testo della “recensione” diffusa da Zanetti:

“Rockol, 30 marzo 1998, ore 18.30

Lucio Battisti, come Prince, vende il suo nuovo disco su Internet?

Sembra che nessuna casa discografica possa più permettersi di pubblicare un nuovo disco di Lucio Battisti: l’elusivo cantautore di Poggio Bustone chiede troppo – sia in termini di totale libertà creativa, sia in termini di anticipo garantito sulle vendite – perché qualcuno se la senta di rischiarne l’ingaggio, col pericolo di pagare carissimo (dal punto di vista economico) il prestigio di avere in catalogo un album del nome forse più importante della canzone italiana.
Sarà probabilmente anche per questo che Lucio Battisti, o qualcuno per lui, ha deciso di fare come TAFKAP (The Artist Formerly Known As Prince): infatti, è stato aperto un sito:
http://www.luciobattisti.com
che sta per mettere in vendita su Internet un “nuovo” – le virgolette sono d’obbligo, giacché al momento le informazioni di cui disponiamo sono ancora insufficienti – album a nome Lucio Battisti.
L’album, del quale il sito riproduce la copertina, si intitola “L’ asola”. Il disegno, un semplice schizzo a matita che sembrerebbe raffigurare un bottone, è nello stile minimalista che ha caratterizzato tutte le ultime copertine di Battisti. Edito da un’etichetta dal nome suggestivo – “Tincanto” – il disco contiene dodici titoli, molti dei quali all’apparenza sembrerebbero del tutto inediti. Ma una ricerca nel repertorio delle composizioni firmate da Battisti con (e senza) Mogol ci ha permesso di verificare che la maggior parte dei titoli indicati nella tracklist – alcuni piuttosto noti, altri relativamente oscuri – risultano già appartenenti al canzoniere battistiano.
L’ipotesi che ci pare più probabile è che si tratti di nuove versioni realizzate in sala di registrazione dall’autore. Il fatto che la produzione sia accreditata a “A. Duncan” – Andy Duncan era il produttore di “Hegel”, l’album di Battisti del 1994 – lascerebbe pensare che le registrazioni siano avvenute nel corso delle session di quel disco: ipotesi che potrebbe trovare conferma soltanto quando saranno disponibili (secondo le modalità indicate dal sito) i samples sonori di cinque delle dodici canzoni che compongono l’album.
Ecco, comunque, la tracklist di “L’ asola”, così come disponibile sul sito indicato, alla quale abbiamo aggiunto le informazioni che siamo riusciti a reperire sui singoli brani:
“Prima e dopo la scatola”: una canzone con questo titolo era contenuta nell’album solista di Alberto Radius (“Radius”, 1972). Firmata Gias-Radius, era in effetti una composizione di Radius per la quale Battisti aveva scritto un breve testo.
“Eppur mi sono scordato di te”: Battisti e Mogol firmarono un brano con questo titolo per la Formula 3 nel 1971.
“Sole giallo sole nero”: ancora la Formula 3 pubblicò un singolo con questo titolo nel 1970; il brano era firmato Battisti-Mogol.
“Che importa a me”: risale al 1966 un singolo con questo titolo firmato Battisti-Mogol ed eseguito da Milena Cantù, “la ragazza del Clan”.
“E’ ancora giorno”: Adriano Pappalardo ebbe molto successo con una canzone così intitolata, scritta da Battisti-Mogol e uscita nel 1972.
“Day by day”: non abbiamo trovato canzoni già conosciute con questo titolo. Potrebbe trattarsi di un inedito.
“Amo o non amo?”: non abbiamo trovato canzoni già conosciute con questo titolo. Potrebbe trattarsi di un inedito.
“Perché dovrei”: affidata all’interpretazione della cantante Sara per un singolo del 1970, era firmata Battisti-Mogol (la canzone era sul lato B, e il disco era stato prodotto da Battisti).
“Risalendo la sagola”: potrebbe essere la versione di un brano contenuto in un album di Adriano Pappalardo del 1982, “Immersione”, prodotto da Greg Walsh con la supervisione al progetto di Battisti.
“Io mamma”: Battisti-Mogol firmarono una canzone con questo titolo per un singolo del 1972 di Sara.
“Ladro”: l’Equipe 84 incise una canzone omonima di Battisti-Mogol nel 1967, come retro del singolo “Nel cuore nell’anima”.
“Evidentemente no”: anche di questo titolo non abbiamo trovato alcuna traccia nei testi che abbiamo consultato. Potrebbe trattarsi di un inedito.
Prossimamente sarà possibile, dopo averne fatto richiesta collegandosi al sito http://www.luciobattisti.com, ascoltare alcuni spezzoni sonori di cinque dei brani sopraelencati, e precisamente di “Prima e dopo la scatola”, “Io mamma”, “Risalendo la sagola”, “Ladro” e “Amo o non amo?”.
Ve ne riferiremo”.

Questo scherzo, negli effetti che provocò, può essere paragonabile solo a quello delle cosiddette “teste di Modigliani” che nel 1984 fece tremare il mondo dei critici d’arte.
Riporto il testo dell’articolo scritto da Zanetti ove spiega i dettagli ed i retroscena della burla:


“Rockol 1 aprile 1998

Un pesce di nome Luc(c)io

Va bene, abbiamo scherzato. Però, diciamocelo: lo scherzo era ben congegnato. Pure troppo, tanto è vero che sono stati molti ad abboccare: migliaia di nostri visitatori (che erano il primo obbiettivo della beffa: una volta all’anno…) ma, soprattutto, parecchi giornali “importanti”. Che poi sono gli stessi che, molto spesso, si appropriano delle notizie di Rockol senza nemmeno scrivere da dove le hanno prese “in prestito”.
E nemmeno questa volta sono arrivate alla redazione richieste di verifica, che (forse) avrebbero evitato qualche magra figura. Al contrario, abbiamo assistito a comici tentativi di appropriazione della notizia, cosicché presunti scoop si sono trasformati in boomerang.
C’è stato, è vero, qualcuno che ha subodorato l’inganno, e ha fatto largo uso di condizionali e di dubitativi; c’è stato anche chi, sulle prime, ha creduto fino in fondo alla notizia avvelenata – come il “Corriere della Sera”, che nella prima edizione ha aperto la pagina degli spettacoli con un titolo su sette colonne: «Battisti, il nuovo album si aggrappa al passato» (non possiamo suggerirvi di andarvi a leggere l’articolo, perché il quotidiano più autorevole d’Italia ha poi, nelle successive edizioni, cambiato l’impaginazione e il titolo: «Nuovo disco di Battisti. Ma è un pesce d’aprile»). A un giornalista del “Corriere” – un redattore della Cultura, appassionato di enigmistica – va comunque il merito di essere stato l’unico a cogliere il significato nascosto nelle iniziali dei titoli delle dodici canzoni.
Significato che invece “Repubblica” non ha intuito; però il quotidiano romano ha annusato lo scherzo (il titolo è «Battisti in Internet, ma è un pesce d’aprile»), anche se ha commesso due errori. Il primo, grossolano: riferendosi alla scritta “Registrato e mixato da C. Porter”, che figura sul sito da noi costruito (www.luciobattisti.com: è ancora aperto, andatelo a vedere), ha pensato che si trattasse di un indizio, e che il “C. Porter” fosse Cole Porter («ipotesi quanto meno inverosimile, salvo credere nella reincarnazione»). Invece l’informazione era del tutto credibile: perché Chris Porter è colui che ha registrato e mixato “Hegel”, l’album di Battisti del 1994 (basta controllare sul libretto del Cd). L’altro errore di “Repubblica” sta nell’aver fatto intendere che «il notiziario via Internet Rock On Line» avrebbe abboccato allo scherzo: peccato che noi ne siamo stati gli autori, e non le vittime!
Agli altri giornali (sono tanti: “Il Giorno” e “L’Unità”, “Il Tempo” – un paginone intero! – e “Il Messaggero”, “La Stampa” e “L’Avvenire”) che hanno ripreso, a volte replicandola pari pari, la notizia di Rockol (titolo compreso), mandiamo un affettuoso saluto e un ringraziamento per l’attenzione che ci dedicano.
Comunque: speriamo che vi siate divertiti, e che abbiate apprezzato il fatto che i telegiornali (Studio Aperto, TG 2, TG 5, per citare solo quelli che abbiamo visto finora) abbiano concordemente eletto il nostro come miglior pesce d’aprile dell’anno. Ringraziamo in particolare Gianluca Nicoletti di “Golem”, che questa mattina ha aperto il suo programma radiofonico dedicando ampio spazio alla nostra burla, e ringraziamo gli amici di http://www.luciobattisti.net, che sono stati i primi a complimentarsi con noi, e hanno persino aperto una pagina – http://www.luciobattisti.net/asola.htm – dedicata al “nostro” nuovo disco di Battisti.
Un personale ringraziamento, da colui che ha ideato la tracklist dell’album, va a Mario Lavezzi, da sempre collaboratore e amico di Lucio Battisti, che ieri sera – consultato da un giornalista – ha ritenuto “del tutto credibile” l’elenco delle canzoni.
E mandiamo un saluto anche a Lucio Battisti, che ci ha ispirati e guidati spiritualmente. Chissà che non ci posti una email!

P.S.: Ecco tutti gli indizi sparsi che avrebbero dovuto mettere in guardia le nostre vittime

1 – il sito luciobattisti.com si apre con la figura di un aquilone; i più ferrati in materia avranno pensato a un riferimento alle edizioni musicali di Battisti (L’aquilone), e invece era la forma a dover far sospettare: l’aquilone ha la forma di un rombo, e il rombo è un pesce.

2 – le prime lettere dei titoli delle dodici canzoni, lette in sequenza, formano le parole “pesce d’aprile”.

3 – il titolo della settima canzone, “Amo o non amo?”, era un esplicito invito a… non abboccare. Ma pure le altre due canzoni del tutto inventate, cioè non scritte da Lucio Battisti, contenevano indizi: “Day by day” fa riferimento al giorno (giorno 1 aprile, giorno di scherzi) e “Evidentemente no” è addirittura un avvertimento…

4 – ma anche il titolo dell’album: si scrive “L’asola”, ma si legge (alla romana) “La sola”, ovvero l’imbroglio.

5 – e il nome della casa discografica: TINCAnto (anche la tinca è un pesce).

6 – i giorni di inizio prenotazione sono due venerdì: giorni in cui, ovviamente, si mangia pesce.

7 – se poi leggete in sequenza le iniziali dei cinque titoli dei quali si danno disponibili i samples sonori…

(Ringrazio Rockol.it)

Pubblicato da marketingpark

Marketing Park è un "polmone verde" ove respirare aria buona e riflettere in relax di Comunicazione, Marketing, Innovazione, Media & New Media. Per anni, infatti, mi sono occupata di questi aspetti, operando in diversi settori: dall'editoria all'industria discografica, dall'ICT al Web nonchè GDO, entertainment e sicurezza. Contact: titti.zingone[at]gmail.com

3 pensieri riguardo ““E’ la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente. Niente!” *

  1. ehm .. eggreggi,tra scherzi e barzalette, che ne direste di mettervi gli occhiali o almeno imparare a distinguere – e scrivere correttamente – il nome di un dominio ?Avete erratamente nominato alcune volte http://www.luciobattisti.com a quanto scherzetti e nuovo album di Lucio. (?) Pete

  2. Purtroppo per te e per Zanetti, le cose sono andate un po’ diversamente. Intanto al Corriere chi si accorse della “sola” non fu un redattore della cultura appassionato di enigmistica. A fermare le macchine fu una brava collega, la quale seppe dello scherzo attorno a mezzanote in una cena tra giornalisti. In quella trattoria vicino a viale Cenisio, a Milano, attorno al tavolo c’erano anche i critici dell’Unità, del Giorno e di Avvenire. Furono loro ad avvertire la collega dello scherzo fatto soprattutto a Fegiz. Loro, a differenza di quanto riportato da Zanetti, non abboccarono al pesce.

  3. @ Pete:ambasciator non porta pena, io mi sono limitata “carte alla mano” a riportare cronologicamente gli eventi. Il dominio che citi tu, all’epoca dei fatti, fu diffuso così.@ Anonimo:sembri tanto sicuro delle tue affermazioni, perchè allora rimani nell’ombra senza firmarti? Noi ci abbiamo messo la faccia!Anche a te ribadisco di non aver avuto alcuna partecipazione alla burla ma di aver conosciuto Zanetti (al quale rinnovo sempre la mia stima) per motivi professionali.

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